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L'archeologia ha un immenso potenziale, inespresso




Basta andare sul sito del Comune di Roma e leggere qualche riga:

”La città con la più alta concentrazione di beni storici e architettonici al mondo; il suo centro storico delimitato dal perimetro delle mura aureliane, sovrapposizione di testimonianze di quasi tre millenni, è espressione del patrimonio storico, artistico e culturale del mondo occidentale europeo e, nel 1980, insieme alle proprietà extraterritoriali della Santa Sede nella città e la basilica di San Paolo fuori le mura, è stato inserito nella lista dei Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. Roma, cuore della cristianità cattolica, è l’unica città al mondo ad ospitare al proprio interno uno stato straniero, l’enclave della Città del Vaticano: per tale motivo è spesso definita capitale di due Stati. Oltre il 16% dei beni culturali mondiali si trova a Roma (il 70% in tutta Italia).”



 Ci dovremmo dunque aspettare di trovare Roma tra le primissime mete turistico-culturali al mondo, eppure non è così: nella Top 100 city destination - Ranking 2014 Roma è solo al quattordicesimo posto.

In oltre un decennio, il Country Brand Index (CBI), l’annuale classifica stilata dall’agenzia di marketing internazionale FutureBrand, è diventato uno dei maggiori indicatori delle tendenze del valore Paese come brand globale. La ricerca ci dice molto sulla reputazione che il brand “Paese di origine” ha nel vissuto dei consumatori di tutto il mondo e ne misura e valuta la percezione internazionale in base a parametri quali: notorietà, familiarità, preferenza, considerazione, capacità di farsi raccomandare, intenzione di viaggio e di investimento. Nel 2014 l’Italia si colloca al 18mo posto e Roma al 17mo.

L’offerta genera sicuramente la domanda culturale ma è evidente come non sia solo un tema di quantità: non è infatti sufficiente possedere una quota, per quanto cospicua, di beni culturali. E’ necessario occuparsi delle aspettative, dei comportamenti, del gradimento e della soddisfazione della domanda. E a Roma i musei e siti archeologici non lo fanno abbastanza.

Un esempio paradigmatico è quello delle Domus Romane di Palazzo Valentini a Roma, al secondo posto nella classifica delle attrazioni, secondo i visitatori che le giudicano un’esperienza di grande eccellenza (dati TripAdvisor). Nonostante si tratti di un sito archeologico “meno” interessante - dal punto di vista storico-culturale - di altri luoghi (per esempio rispetto ai Fori Romani), viene però maggiormente apprezzato grazie all’utilizzo di luci, video e istallazioni digitali che accompagnano la visita.

Una politica culturale più accorta, supportata da una adeguata informazione, porterebbe ad un incremento di ricavi e ad una migliore distribuzione dell'afflusso del pubblico in siti archeologici e musei di Roma e provincia. Ciò significa non soltanto rendere accessibili musei o aree archeologiche, o parchi ambientali, ma qualificare tutta la rete di servizi primari (informazione, comunicazione, trasporti, ricettività turistica, etc) per rendere fruibili e vitali luoghi altrimenti destinati all’oblio.

Roma ha un immenso potenziale inespresso 

Basta uno sguardo alle statistiche pubblicate dal MIBACT riferite al 2014 per avere un quadro chiarissimo e inquietante sul flusso dei visitatori nei numerosi luoghi di cultura di Roma e provincia. Prendiamo in esame il flusso annuale dei visitatori del Colosseo: quasi 4 milioni e 800mila biglietti venduti nel 2014 e già si parla di 6 milioni per il 2015. A fronte di questi risultati, il circuito di eccezionale rilevanza rappresentato dal Museo Nazionale Romano ha visto solo 164.054 visitatori paganti.

Gli scavi di Ostia Antica - uno dei siti archeologici meglio conservati - sono stati visitati da appena 144.064 turisti contro i 2.668.800 degli Scavi di Pompei.

E ‘ quindi vitale necessario e urgente intervenire per cambiare questa tendenza. Le cause sono numerose ma cominciamo con le proposte che possono contribuire a dare a Roma un volto moderno che la avvicini sempre più alle grandi capitali del turismo quali New York, Londra e Parigi.

Comunicare bene… 

- “Socializzare” tutte le destinazioni: è necessario lavorare sulla valorizzazione dei siti archeologici e dei musei, non solo sul web ma anche sui social network. Un esempio per tutti: la Galleria Borghese non compare sui social network;

- Web reputation: è fondamentale e su di essa ci dobbiamo concentrare per raccontare la storia e la bellezza di Roma. Per farlo – è ovvio - i nostri siti archeologici e i nostri musei dovrebbero lavorare all’integrazione tra i diversi strumenti di comunicazione: social media, blog, contenuti nuovi ed ottimizzati per i motori di ricerca a supporto dei content più istituzionali dei siti web ufficiali, e-mail marketing, e-commerce e App dedicate per smartphone e tablet;

- Non solo Colosseo: è fondamentale fare comunicazione mirata a promuovere e valorizzare percorsi e siti alternativi. Tutto questo sia sul web sia una volta arrivati a Roma.

Progettare nuovi percorsi tematici 

Bisogna pensare ad una progettazione di percorsi tematici che facciano conoscere la città sotto diversi punti di vista. Ad esempio:

- enogastronomia: il mondo eno-gastronomico della nostra città suscita sempre più interesse tra i nostri visitatori ma, nonostante la fortissima domanda, non è ancora stato valorizzato;

- bambini: troppo spesso dimentichiamo che sono i fruitori dell’offerta turistica romana, e che il più delle volte influenzano le scelte dei genitori. Per questo occorre rendere kids-friendly i siti archeologici e i musei, come avviene ormai da anni all’estero. In questo momento solo i tour operator si stanno aprendo a questa importante fascia di mercato. Invece il Colosseo - la meta preferita dai bambini a Roma - non solo è privo di una mostra permanente connessa, ad esempio, alle lotte gladiatorie, ma non offre neanche visite guidate “kids friendly”.

- servizi essenziali: i musei, le gallerie d’arte e i siti archeologici dovrebbero tutti essere dotati di eleganti e accoglienti bagni, di coffee shop, di personale preparato e, soprattutto, educato. Parliamo dei bagni del Colosseo: sporchi, privi di personale ed esteticamente orribili. I turisti spesso si rifiutano di entrarci (parola di guida turistica);

- offerta editoriale e merchandising: è importante anche aggiornare l’offerta editoriale dei diversi siti e musei: certi musei non hanno il catalogo né cartoline ma solo un merchandising dozzinale. Un esempio per tutti: non esiste il catalogo in inglese del Museo Nazionale Romano.

Ricostruire un rapporto con gli esperti e gli operatori di settore 

Serve infine un tavolo in cui vengano coinvolti gli archeologi, gli storici dell’arte e le guide turistiche. Chi lavora sul campo conosce meglio di chiunque altro le esigenze e le aspettative dei turisti italiani e stranieri. Sono i veri ambasciatori di Roma dal punto di vista culturale ed è necessario associarli al processo di rinnovamento del volto di Roma e alla riqualificazione dell'offerta culturale.

Eleonora Fanelli
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  • 3 febbraio 2016
Antonio Preiti Antonio Preiti Author

Un blog per raccogliere idee, proposte e opinioni sulla modernizzazione e la rinascita di Roma.

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